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      In due altre polizze diverse scrissi quest’altra dimanda: Qual’č la patria del poeta Omero? e gliele feci dare da altri sotto altro nome. Egli, ingannato dal mio servitore, che, dimandato, aveva detto come io ero venuto per cercare un rimedio per un dolore di fianchi, scrisse sovra una:
      Ungi col timo e schiuma di destriero.
      e sull’altra, avendo udito che chi l’aveva mandata voleva sapere se tornare in Italia per terra o per mare, scrisse, senza dir motto di Omero:
      Non navigar, fa tuo viaggio a piedi.
      Di tali tranelli io gliene tesi parecchi: ed un altro fu questo. In una polizza scrissi una sola dimanda, e sopra vi scrissi, come soleva farsi: otto dimande del tale, e foggiai un nome; e gli mandai otto dramme e il resto.(43) Egli si lasciň ingannare ai danari ed alla soprascritta: e rispose a quella sola dimanda, la quale era: Quando sarŕ punito questo furfante d’Alessandro? con otto oracoli, che, come suol dirsi, non toccavano nč cielo nč terra, ed erano tutti sciocchi e strani. Le riseppe dipoi queste cose, e come io svolgevo Rutiliano dalle nozze, e dal fidar troppo nelle speranze che gli dava l’oracolo: onde me ne volle un gran male, e mi tenne per suo nimicissimo. Ed una volta che Rutiliano lo dimandň di me, ei rispose:
      Cerca notturni amori e impuri letti.
      Nč io gli volevo gran bene. Come egli intese che io ero arrivato nella cittŕ, e seppe che ero Luciano, e che avevo meco due soldati, un astato ed un picchiere, datimi dal governatore della Cappadocia mio amico, per iscortarmi sino al mare, tosto mandň ad invitarmi con molta cortesia.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





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