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      Ma io mi maraviglio di una cosa: io so che tu sei molto innamorato di Omero e di Esiodo (torno a parlarti dei poeti); or come puoi contraddire alle lodi che essi danno al ballo? Omero annoverando le cose più piacevoli e belle, il sonno, l’amore, il canto, la danza, solamente questa chiamò incolpabile, ed aggiunge, ei che ben se lo sapeva, il dolce al canto, ma e l’una cosa e l’altra è nello spettacolo del ballo, e il dolce canto, e l’incolpabil danza, che tu ora vuoi incolpare. Ed in altro luogo del poema:
      Ad altri diede un dio l’opre di guerra,
      Ad altri il ballo, ed il soave canto.
      E veramente soave è il canto con la danza, e il più bel dono fattoci dagl’iddii. E pare che Omero avendo diviso tutte le occupazioni umane in due specie, la pace e la guerra, a quelle della guerra contrappone solamente queste due come le più belle. Esiodo poi non che l’udì dire, ma vide egli stesso una mattina le Muse ballare, e nel principio del suo poema canta quei bei versi in loro lode:
      Presso la fontana azzurraCoi delicati piè danzando, intorno
      L’ara del Padre menavan carole.
      Or tu, o valentuomo, fai quasi un sacrilegio a sparlare così del ballo. Socrate, che fu sapientissimo (se si dee credere ad Apollo che lo dichiarò tale), non pure lodava l’arte del ballo, ma credette doverla anche imparare, facendo gran conto della garbatezza, della leggiadria, della grazia nei movimenti, e della sveltezza nel muoversi; nè, benchè fosse vecchio, se ne vergognava, tenendo che questa sia cosa degnissima ad imparare.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





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