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      E ben dovette attendere seriamente ad imparare il ballo egli che volle apprendere anche le minime cose, che frequentava anche le scuole dei flautisti, e non isdegnò di udire qualcosa di buono anche da una cortigiana, che fu Aspasia. Eppure egli vedeva l’arte che allora cominciava, e non per anco s’era distinta e spiegata in tanta bellezza. Chè se egli avesse visto costoro che l’hanno levata sì alto, ti so dire che avria lasciato ogni altra cosa, avria atteso solamente a questo spettacolo, e prima di questo non avria insegnato altro ai giovani.
      Quando tu mi lodi la tragedia e la commedia, mi sembri di avere dimenticato che con ciascuna di esse va una specie di danza, l’emmelia con la tragedia, la cordaca con la commedia, essendo alla terza specie di drammi(44) talvolta unita la sicinnia. Ma giacchè tu da principio preferivi al ballo anche la tragedia, la commedia, e i flautisti di piazza e il citarizzare, dicendo che sono cose oneste perchè fanno parte dei giuochi, su via paragoniamo un po’ il ballo con ciascuna di esse. Pure tralasciamo, se ti pare, il flauto e la cetra, che prestano loro servigi al danzatore. Consideriamo un po’ la tragedia nella sua apparenza. Che brutto e spaventoso spettacolo è vedere un uomo che si fa d’una sconcia lunghezza, calza alti coturni, si mette alta su la testa una maschera con tanto di bocca spalancata come si volesse ingoiare gli spettatori; non dico delle pettiere e delle panciere per fare un po’ di grossezza posticcia ed artefatta, se no così secco e lungo parrebbe più sconcio: dipoi di sotto la maschera belando, ora levando, ora abbassando la voce, e tirando i giambi a strascico, e quel che è più brutto, cantando le sventure in musica, non ci mette del suo che la sola voce, e tutto il resto appartiene ai poeti che vissero tanto tempo fa.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





Aspasia