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      E finchè egli è un’Andromaca, o un’Ecuba, il canto può passare; ma quando viene Ercole, e fa un canto a solo, diinenticandosi di sè stesso, e non avendo un rispetto alla pelle del leone nè alla clava che ei porta, ogni uomo che ha un’oncia di senno dirà che l’è una sconcordanza. Infine ciò che tu biasimavi nel ballo, che gli uomini vi fanno le parti delle donne, questo saria anche biasimo della tragedia e della commedia, dove sono più le donne che gli uomini. La Commedia tra le maschere si volle prendere le ridicole per dilettare, come sono quelle de’ Davi, de’ Tibii, dei cuochi. Ma l’aspetto del danzatore quanto è ornato e decente, non debbo dirlo io: chi ha occhi il vede. La maschera stessa è bellissima e adatta al soggetto della rappresentazione; non ha la bocca spalancata come le altre, ma chiusa, perchè vi è altri che canta pel danzatore. Una volta uno stesso cantava e ballava, ma poi che si vide che i movimenti affannavano e turbavano il canto, si fece che altri accompagnassero i danzatori col canto. Gli argomenti sono comuni, quelli del ballo non differiscono affatto da quelli della tragedia, se non che sono più svariati, più istruttivi, e con mille cangiamenti. E se il ballo non fa parte dei giuochi, io dico che la cagione è questa, che agli agonoteti pare una cosa grande e grave, e da non essere sottoposta ad esame. Lascio di dire che in Italia una città nobilissima, di origine calcidica, lo aggiunge come un ornamento ai suoi giuochi(45). E qui voglio essere teco giustificato di molte cose che non ti ho detto, che non è per ignoranza o imperizia.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





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