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      Io so bene che molti prima di noi scrivendo del ballo, ne hanno trattato a lungo, descrivendo tutte le diverse specie dei balli, dicendo il nome di ciascuno, e come è fatto, e chi l’inventò, credendo così di sfoggiar dottrina. Ed io questo sfoggio appunto credo che sia una boria sciocca, e fuori proposito, e però lo lascio. E poi voglio farti riflettere e ricordare che io non mi sono proposto di sciorinarti tutta la genealogia del ballo, non mi sono prefisso lo scopo di annoverare i nomi dei balli, se non che ne ho ricordati solamente pochi, quando ho discorso dei principali tra essi. Ma con queste mie parole io non intendo altro che lodare il ballo come è al presente, e dimostrare quanta utilità e diletto contiene, non essendo cominciato così, ma venuto a tanta bellezza specialmente al tempo d’Augusto. Quei primi balli erano come le radici ed il tronco di questo: il suo fiore ed il frutto è giunto a perfezione adesso: e di questo io ti parlo, lasciando il ballo delle tanaglie, e della grue, ed altri già smessi ed obbliati. E quella specie di ballo frigio, che nel vino e nelle gozzoviglie si faceva dai villani ubbriachi a suono di flauto trinciando capriole e gambate, come s’usa ancora in villa, io non l’ho tralasciato per ignoranza, ma perchè queste cose non han punto che fare col ballo moderno. Anche Platone nelle Leggi alcune specie di ballo loda, altre biasima, distinguendo i balli in dilettevoli ed in utili, e scartando gl’indecenti, pregia ed ammira gli altri.
      E questo basti del ballo: chè dir tutto sarebbe una lungaggine e una seccaggine.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





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