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      Erodoto vuole che gli occhi facciano più fede degli orecchi: e nel ballo è diletto d’orecchi e d’occhi. Tanto consola il ballo, che se un innamorato entra in teatro, rinsavisce vedendo quanti mali cagiona amore: e se uno è afflitto, esce lieto del teatro, come se avesse bevuto un farmaco obblivioso, e, come dice il poeta, che scaccia il lutto e la malinconia. Che poi gli spettatori s’interessino a quel che si fa, e che ciascuno di loro intenda bene ciò che si rappresenta, lo dimostra il piangere che essi fanno quando talvolta vedono qualche caso miserabile e pietoso. Il ballo bacchico, tanto in voga nella Ionia e nel Ponto, è un ballo satirico; eppure ne sono tanto spasimati quegli uomini lì, che tutti quanti a un certo tempo, scordandosi d’ogni altra cosa, stanno le intere giornate a veder Titani, Coribanti, Satiri e bifolchi: e questo ballo lo fanno i più nobili cittadini, e principali di ciascuna città; nè par loro vergogna, ma se ne onorano più che di nobiltà, di uffici, e di dignità avute da’ loro maggiori.
      Ti ho detto le virtù del mimo; odine ora anche i vizi: e giacchè ti ho mostrato i vizi del corpo, puoi osservare quelli della mente a questo modo. Molti mimi per ignoranza (non si può fare che tutti sieno intendenti) pigliano de’ grossi granchi a secco nel ballo; alcuni si movono a caso, e non vanno nè a tempo nè a tuono, chè altro fa il piede, ed altro dice la musica: ed altri vanno a misura sì, ma confondono cose antiche e moderne. Così mi ricorda di aver veduto uno che rappresentando la nascita di Giove, e Saturno che divora i figliuoli, uscì a rappresentare il fatto di Tieste, indottovi da certa simiglianza: ed un altro rappresentando Semele percossa dal fulmine, l’assomigliò a Glauca(55), che fu molto tempo dopo.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





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