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      «In questo mezzo vennero dopo il bagno senz’esserci chiamati a gozzovigliare con noi Megalonimo l’accattapiati, e Cherea il Faciloro, che ha il tergo ricamato, ed Eudemo lo sbattiluova(69). Io dimandai loro perchè eran venuti sì tardi. E Cherea rispose: Io rassettava un vezzo per mia figlia, un paio di orecchini e di maniglie, e però ci son venuto dopo cena. E Megalonimo: Io facevo tutt’altro. Oggi è di feriato, come sapete, e non c’è ragione: essendoci adunque tienilingua, non avevo a chi vender parole, nè c’era chi comperarle. Ma sapendo che il capitano è visibile, piglio una veste non frusta, fine tessuta, e scarpe nuove, e mi porto fuori. Ed ecco che mi abbatto nel portafiaccole, nel ierofante, e negli altri segretisti che in frotta strascinano Dinia in tribunale, dandogli l’accusa che li aveva nominati per nome, mentre sapeva egli bene che, da che sono stati consacrati, ei sono anonimi, e non più nominativi, avendo avuto un nome sacro. Egli dunque chiamò il nome mio. – Non conosco, diss’io, questo Dinia che tu dici. – Ed egli: È tra i biscaiuoli un mangiacipolle, un di quei che si portano l’utello sotto la cappa, e s’impastano la farina da sè, va sempre rabuffato, calzato in zoccoli o in pantofole, e con la tunica manicata. Ed io: Be’, e l’ha pagata in qualche modo, o ha saltato il fosso? Ed egli: Altro che saltato! perchè ha mal cantato ora è fermato: chè il capitano, benchè egli volesse sguicciolarsela, te l’ha fatto mettere in ceppi e manette: onde essendo legato faceva vesce per la paura, e si squacquerava, e voleva dar tutto il suo per liberarsi.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





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