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      Vedendo adunque la luna non apparir sempre la stessa, ma variare aspetto, e prendere ora una forma ora un’altra, parve loro una cosa degna di maraviglia e di considerazione. E messisi a ricercare, ne trovarono la cagione, che la sua luce non è propria della luna, ma le viene dal sole. Trovarono ancora il moto degli altri astri, che noi chiamiamo pianeti perchè essi soli tra gli astri si muovono, e la loro natura, e potenza, e le opere che ciascuno di essi compie. Ed anche posero loro de’ nomi, non nomi a caso, come parevano, ma simbolici. E questo gli Etiopi osservarono nel cielo: e poi agli Egiziani loro vicini diedero imperfetta quest’arte. Gli Egiziani ricevuta da essi mezza fatta la divinazione, l’ingrandirono di più, misurarono e segnarono il moto di ciascun astro, ed ordinarono il numero degli anni, dei mesi, delle ore. Misura del mese fu per essi la luna e il suo rinnovamento; dell’anno il sole, ed il giro del sole. Un’altra cosa ancora immaginarono molto maggiore di questa. Di tutto l’aere e degli altri astri che non si muovono e sono fissi, tagliarono dodici parti per i pianeti,(76) e a ciascuna di esse parti assegnarono un animale, che figurarono di diversa specie, dove furon pesci, dove uomini, dove belve, dove volatili, dove giumenti. Onde anche la religione egiziana ha diverse specie di riti: chè non tutti gli Egiziani da tutte e dodici le parti facevano loro pronostici, ma chi usava di una e chi di un’altra: adorano l’ariete quelli che riguardavano nell’ariete, non mangiano pesci quelli che simboleggiarono nei pesci, non uccidono il capro quelli che onorarono il capricorno; e ciascuno a suo modo secondo la sua divozione.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





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