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      Se tu conoscessi i principii che io dico, anche tu vedresti nel cielo ciascuna cosa di queste. Contano che Tiresia di Beozia, che ebbe gran fama d’indovino, diceva tra i Greci che dei pianeti alcuni sono maschi, alcuni femmine, e non producono gli stessi effetti: e però favoleggiano che egli ebbe due nature, e visse due vite, ed una volta fu femmina, una volta maschio. Quando Atreo e Tieste contendevano pel regno paterno, già i Greci attendevano pubblicamente all’astrologia ed alla scienza celeste: e gli Argivi in parlamento decretarono che sarebbe re chi de’ due vincesse l’altro di scienza. Qui Tieste disegnando l’ariete che è nel cielo, ad essi lo spiegò: onde nacque la favola che Tieste aveva un ariete d’oro: ma Atreo parlò del sole e del suo vario levarsi, e come non si muovono nello stesso verso il sole ed il mondo, ma tengono un corso contrario tra loro, e quello che pare sia l’occidente del mondo è l’oriente del sole. E così dicendo fu fatto re dagli Argivi, ed acquistò fama di grande sapienza. Ed io anche di Bellerofonte penso così. Che egli abbia avuto un cavallo alato non me ne persuado: ma credo che egli questi studi coltivando, a sublimi cose pensando, e con gli astri conversando, in cielo salì non col cavallo ma con la mente. E così dico ancora di Frisso figliuolo d’Atamante, che fu portato per aria sopra un ariete d’oro, come si favoleggia. Anche Dedalo ateniese, dirò cosa strana, pensomi non fu alieno dall’astrologia, anzi vi attese molto, e la insegnò al figliuolo.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





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