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      Smetti coteste baie, e tienti felice che un dio non ti ha destinato a vivere nella squallidezza come l’agricoltore, o vagante come il mercatante, o tra l’armi come il soldato, ma pensi solamente ad ungerti nelle palestre, a portar veste allegra che scende per gala sino ai piedi, e la zazzera ben pettinata e spartita. E poi in amore anche il tormento piace, e il dente del desio morde dolce: tenti e speri, ottieni e godi; egualmente piacevole è il presente ed il futuro. E tu poco fa recitandomi da principio il catalogo de’ tuoi amori, lungo come quello d’Esiodo,(81) ti brillavano gli occhi imbambolati, e, come la figliuola di Licambe, rammorbidendo la vociolina,(82) mostravi nell’aspetto di amare ancora, e di compiacerti a ricordarne. Dunque se Venere ti ha mandata qualche altra ventura in questo mare che hai corso, non celarmi nulla, ed offri ad Ercole un sacrifizio perfetto.
      Teomnesto. Questi è un dio carnivoro, o Licino, e, come si dice, non vuol fumo senz’arrosto. Ma giacchè celebriamo la sua festa con un ragionamento, i miei racconti che durano da stamane riescono sazievoli: però la tua musa uscendo fuori il tuono consueto degli studi, finisca lietamente la giornata in onore del dio: e siimi tu giusto giudice, giacchè io vedo che tu non pendi nè all’una passione nè all’altra, e dimmi quali credi tu migliori, quelli che amano i garzoni, o quelli che si contentano delle donne? Io che provai l’uno amore e l’altro, se li peso esattamente nelle coppe della mia bilancia, li trovo eguali: ma tu che non ne sei tocco, con la tua ragione che è giudice incorrotto, sceglierai qual è migliore.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





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