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      E quivi abbracciati gli amici che mi avevano accompagnato (ci venne quasi tutta la scuola, chè trovandoci sempre insieme ci dispiaceva di separarci), e montato su la barca, mi allogai vicino al padrone. Per forza di remi in breve ci dilungammo dalla terra; ed essendosi messo buon vento a poppa, rizzammo l’albero nel mezzo, ed alla gabbia attaccammo l’antenna; poi aperta la vela ammainata, fu tosto gonfiata, e si volava come una saetta, e l’onda muggiva intorno la prora che la squarciava. Gli accidenti seri o piacevoli che occorsero in quella navigazione saria lungo a dire. Trapassata la marina di Cilicia, entriamo nel golfo di Panfilia, superate non senza fatica le Chelidonie, che in tempi felici furono i confini dell’antica Grecia;(84) toccammo ciascuna delle città di Licia, dilettandoci soltanto delle favole che vi si contano, perchè in esse non si vede alcuna reliquia dell’antica fortuna: infine approdammo a Rodi, isola del sole, dove risolvemmo di fare un po’ di sosta alla continua navigazione. I marinai adunque tirata la nave a terra, fecero la loro baracca lì vicino; io poi, essendo per me preparata un’osteria dirimpetto il tempio di Bacco, non avendo che fare me ne andai vagando con mio grandissimo diletto; chè la è veramente la città del sole, bella come quel dio. Girando pe’ portici del tempio di Bacco andavo riguardando ciascuna di quelle dipinture, e mentre dilettavo la vista, mi ricordavo delle favole eroiche. Tosto mi vennero intorno due o tre, che per pochi quattrinelli mi spiegavano tutte quelle istorie; delle quali molte avevo già intese da me.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





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