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      Ma giacchè maligna fortuna c’invidiò maggiori beni, di quelli che abbiamo i più dolci sono i più durevoli. Or la donna da che è tenera verginetta sino all’età mezzana, prima che non le vengano le ultime rughe della vecchiezza, è degna degli abbracciamenti dell’uomo; e benchè abbia perduta sua freschezza, pureL’età dell’esperienza
      Dirà qualcosa un po’ meglio dei giovani.
      Ma se uno tenta un giovanotto di vent’anni, parmi che ei cerchi piuttosto di esser picchiato egli. Chè a quell’età le membra sono già dure e fatte, le gote non più morbide ma aspre e folte di barba, le cosce vigorose sono ispide e brutte di peli, le altre parti nascose le lascio a voi che le conoscete. Nella donna per contrario splende sempre una grazia di colore: ricciuti capelli, rilucenti come bel fiore di giacinto, quali le cascano vezzosamente su le spalle, quali intorno le orecchie e le tempie a guisa di ciocche d’appio pratense: tutto il resto del corpo senza un pelo splende più lucido dell’ambra e del cristallo di Sidone. E perchè non si ha a cercare il piacere scambievole, quando egualmente ne gode l’una parte e l’altra? Noi non a modo delle bestie irragionevoli amiamo la vita solitaria, ma essendo congiunti in amichevole comunanza, più dolce crediamo il bene insieme con gli altri, e il male diviso con gli altri più lieve. Così fu trovata la mensa comune, ed imbandendo la mensa conciliatrice dell’amicizia, noi diamo al ventre quel piacere che gli spetta, non bevendo soli noi il vino di Taso, non empiendoci ciascuno privatamente di squisite vivande, ma ognuno crede che la dolcezza debba essere divisa con altri, ed accumunando i piaceri, più ne godiamo.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





Sidone Taso