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      I congiungimenti con donne recano scambievole ed eguale piacere, tanto n’hai, tanto ne dai, se pure non vuoi stare al giudizio di Tiresia, che la femmina gabba il maschio d’una buona metà. È bello, cred’io, non essere avaro nel godimento, non pigliarti tutto il piacere per te solo, senza curarti di altri, ma dividere il piacere che hai, e fare che altri lo senta egualmente. Ora dire che sia così nell’amore de’ fanciulli sarebbe una pazzia: perchè l’amatore si piglia quello che egli stima piacere squisito, e vassene; l’offeso da prima rimane dolente e piangente, e se dopo alquanto tempo il dolore gli cessa, e come dicono, non ci ha più molestia, ei non ci ha neppure nessunissimo piacere. E se va detto uno sproposito (che ei ci va nel recinto di Venere) puoi goder della donna, o Callicratide, anche come dei fanciulli, chè ella ti porge diletto per due vie, e il maschio non ti porge quello della femmina. Onde se anche a voi altri randagi può piacere così la donna, sia; noi rispettiamoci tra noi. Ma se sta bene che i maschi si congiungano ai maschi, da ora innanzi si amino tra loro anche le donne. Viasù, novello secolo, legislatore di strane voluttà, e che trovasti novelle vie di libidine nel maschio, concedi pure la stessa facoltà alle donne; si congiungano tra loro, come fanno gli uomini; ed accoppiandosi con l’artifizio di lascivo strumento, sterile e sozzo enimma, la donna si corchi con la donna, come l’uomo con l’uomo; e quell’osceno nome, che raramente ci viene all’orecchio (mi vergogno anche a dirlo), quel sozzo nome di tribade, trionfi sfacciatamente: in ogni camera di donna ci sia una Filenida che senza vergogna usi ermafroditi amori.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





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