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      Se vedi le donne la mattina quando si levan di letto ti paiono più brutte di quelle bestie che la mattina è malagurio nominare. E però si tengono chiuse in casa, e non si lascian vedere da nessun uomo: ma alcune vecchie e una turba di ancelle conformi alla padrona stando intorno a lei, le conciano, imbiaccano, strebbiano la povera faccia. Non si risciacquan la faccia con acqua pura quando si risvegliano, e poi subito attendono a qualche onesta faccenda, no, ma con un intonaco di polveri e di paste rallegrano lo spiacevole colore della faccia: e come si fa nelle processioni, ogni ancella tiene una cosa in mano, catinelle d’argento, e mescirobe, e specchi, e bossoletti, ed alberelli quanti n’ha lo speziale, e vaselli pieni di tante chiappolerie, e scatoline contenenti due tesoretti, la virtù di forbire i denti, e l’arte di annerare le sopracciglia. Ma il più del tempo e dello studio si spende intorno all’acconciatura dei capelli. Alcune con tinture che hanno virtù di far d’oro i capelli al sole di mezzodì, a guisa di bioccoli di lana, li ritingono d’un biondo fiorito, scontente del color naturale. Altre poi che si contentano d’aver la chioma nera, vi spendono la ricchezza dei loro mariti, e spirano dalle trecce tutti i profumi d’Arabia: con istrumenti di ferro riscaldati a leggier foco s’increspano ed inanellano i capelli, che quali scendendo in minuti ricciolini sino alle sopracciglia, lasciano breve spazio alla fronte, e quali in grandi anella cascano e ondeggiano su le spalle.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





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