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      Polistrato. Sta' cheto. Ora capisco bene chi è costei: la riconosco a ciò che me ne dici, ed alla patria. M'hai detto che aveva un seguito di eunuchi.
      Licino. Sì, e di soldati ancora.
      Polistrato. Dunque, amico mio, tu parli della donna dell'imperatore: la è tanto famosa!
      Licino. E come si chiama?
      Polistrato. Anche il nome, o Licino, è dolce ed amabile. Ha lo stesso nome della bella moglie di Abradate.(98) Ti ricorda, tu che tante volte hai letto Senofonte, come egli loda una saggia e bella donna?
      Licino. Sì: e mi fa tanta impressione quel luogo quando io lo rileggo, che mi pare quasi di vederla e di udirla dire quelle parole, e come armò il marito, e con quale animo lo accompagnò alla battaglia.
      Polistrato. Eppure tu l'hai veduta una volta sola passare come un lampo, ed hai lodato ciò che ti è venuto agli occhi, il corpo e le sue forme: ma tu non ne vedesti le doti dell'animo, e non sai che ella ha in sè una bellezza molto maggiore e più divina di quella del corpo. Lo so io, che sono suo compatriotto e famigliare, e le ho parlato tante volte. Ed io più della bellezza lodo, come fai anche tu, la bontà, l'umanità, la magnanimità, la modestia, l'istruzione le quali sono più pregevoli del corpo: e il dire il contrario sarebbe così ridicolo come se uno più della persona ammirasse il vestito. La perfetta bellezza, a creder mio, è quando si uniscono insieme virtù di animo e formosità di persona. E veramente io ti potrei additar molte donne, che hanno forme belle, ma le disabbelliscono per altre cose: non appena parlano, e quella bellezza sfiorisce, e perdesi, degradata, e sfigurata, e serva d'una malvagia padrona, d'un'anima trista cui immeritamente è unita.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





Licino Abradate Senofonte