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      Ricordava ella un fatto, e diceva che una donna di nobile stirpe, e per tutt'altro bella ed ornata, ma assai piccoletta della persona, era lodata da un poeta, il quale in una canzone fra le altre cose le cantava che ella era bella e grande, e come un pioppo alta e diritta: ed ella ringalluzziva alle lodi, come se i versi la facessero crescere, e agitava la mano. Il poeta vedendo che le piaceva la lode, gliela ricantava spesso, fintantochč uno gli si fece all'orecchio, e dissegli: Cessa, o caro; se no, la farai anche levare in pič. Simile a costei, anzi pių ridicola, fu Stratonica moglie di Selenco, la quale propose a certi poeti il premio d'un talento, a chi di loro lodasse meglio la sua chioma, benchč ella fosse calva, e non avesse in testa neanche un capello de' suoi: eppure avendo il capo cosė, e sapendo tutti che una lunga malattia l'aveva renduta a quel modo, ella udiva quei maledetti poeti che dicevano come ella aveva i capelli biondi, e li arricciavano a ciocche, e li paragonavano all'appio; ed ella non ne aveva uno. Di tutti costoro adunque che si lasciano dar la soia dagli adulatori ella si rideva: ed aggiungeva ancora che parecchi altri non pure nell'essere lodati, ma nel farsi dipingere vogliono l'adulazione e l'inganno. Amano, diceva ella, quei pittori specialmente che li dipingono pių belli: anzi alcuni impongono all'artefice di acconciare un po' il naso, di colorire gli occhi pių neri, o qualche altra cosa che vorrebbero avere; e cosė senza avvedersene abbelliscono un'altra immagine, che non rassomiglia a loro.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





Cessa Stratonica Selenco