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      Non così, o Licino: ma recita il discorso come se ella fosse qui presente: io poi l'imiterò innanzi a lei.
      Licino. Dunque giacchè così vuoi, o Polistrato, poniamo che ella sia qui presente, e che abbia detto ciò che tu mi hai riferito: tocca ora a me rispondere. Benchè, debbo dirti quel che sento, io non so come tu m'hai messo in un grande impaccio, e come vedi, sono tutto sudato e smarrito, e mi pare proprio di vederla, e sono tutto sossopra. Pure comincerò, perchè già sono innanzi a lei, e non posso più ritirarmi.
      Polistrato. Sì: ed ella ti si mostra tutta benigna in viso: vedila come è lieta e graziosa! Onde incomincia pure franco ed ardito.
      Licino. O la migliore delle donne, le lodi che ti ho date, e che tu dici troppo grandi e smisurate, io non vedo che sono tanto grandi quanto l'elogio che tu stessa hai fatto di te, mostrandoti così timorata degli Dei. Questa virtù è maggiore di quasi tutte le altre che ho dette di te; e tu dèi perdonarmi se io non te ne ho dipinta l'immagine, sfuggitami per ignoranza, e che avrei dovuto dipingere innanzi a tutte le altre. Onde per questa parte non mi pare di aver trasmodato nelle lodi, ma di aver detto assai meno del tuo merito. Vedi infatti che gran cosa ho tralasciata, e quanto ella importa a dimostrare la bontà dei costumi e la rettitudine dell'animo, che i più rispettosi con gli Dei sono i migliori verso gli uomini. Onde se pur bisognasse correggere lo scritto, e ritoccare il ritratto, io non ardirei togliervi niente, ma sì aggiungervi questo come capo e cima di tutta l'opera.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





Licino Polistrato