Pagina (361/538)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Di questa sventura egli lamentavasi con Zenotemi, il quale gli disse: Cònsolati, o Menecrate: nè tu mancherai del necessario, e la tua figliuola troverà uno sposo degno del suo casato. Così dicendo, presolo per mano, se lo menò a casa, e tutte le sue grandi ricchezze divise con lui: dipoi fatto apparecchiare un banchetto, convitò molti amici, e Menecrate, facendo le viste di avere indotto uno a sposar la donzella. Ma sul finir del convito, e fatte le libazioni agli Dei, egli empiuta una tazza, la porge a Menecrate, e gli dice: Prendi, fa un brindisi a tuo genero: oggi io torrò la tua figliuola Cidimache: la dote già l’ebbi di venticinque talenti. E mentre quei diceva: No, o Zenotemi, no, io non sono sì pazzo da permettere che uno giovane e bello come te si unisca ad una fanciulla sì brutta e spiacente: egli lo lasciò dire; prese la sposa, la menò nel talamo, ed indi a poco ricomparve con lei già fatta sua moglie. Da allora in poi egli l’ha sempre vicino, l’ama assai, e, come vedi, la conduce seco in ogni parte. E non pure non si vergogna di questo matrimonio, ma se ne onora, mostrando a tutti come egli non cura nè la bellezza del corpo, nè la bruttezza, nè la ricchezza, nè la fama, ma riguarda nel suo amico Menecrate, verso il quale la sua amicizia non diminuì punto pel suffragio dei Seicento. E di questa azione la fortuna lo ha compensato: un bellissimo bambino gli nacque di sì bruttissima donna. Poco fa lo prese il padre e lo condusse in Senato, coronato d’olivo, e vestito di nero per destare più pietà a pro dell’avolo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





Zenotemi Cònsolati Menecrate Menecrate Menecrate Prendi Cidimache Zenotemi Menecrate Seicento Senato