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      L’altro dì stando egli in piazza vide, come ei diceva, una frotta di belli ed aitanti giovani, che per mercede s’erano scritti per combattere da corpo a corpo nei giuochi da celebrarsi il terzo dì: ed informatosi di ogni cosa intorno ad essi, venne da me, e disse: Non dire più che sei povero, o Tossari; fra tre dì ti farò ricco. Così disse egli, ed intanto passammo quei tre giorni assai malamente: e venuto il dì dello spettacolo andammo anche noi a vedere: ei conducendomi come ad un piacevole e nuovo spettacolo greco, mi menò nel teatro. E seduti riguardammo primamente le bestie saettate, o perseguitate dai mastini, o aizzate contro certi uomini legati, che ci parvero malfattori. Ma poi che entrarono i duellanti, un banditore, precedendo un giovane d’aspetto assai gagliardo, gridò: Chi vuol duellare con costui, esca in mezzo, e avrà diecimila dramme per prezzo del duello. Levasi ratto Sisinne, salta giù, si presenta a combattere, e chiede le armi. E prese le diecimila dramme, me le porta, me le pone in mano, e dice: Se vincerò, o Tossari, ce n’anderemo insieme, e n’avremo bastante: se cadrò, seppelliscimi, e tórnati nella Scizia. A queste parole io piangevo; ma egli prendendo le armi, se ne veste, e non si pone elmo, e col capo scoverto si presenta a combattere. In prima fu ferito egli, la curva scimitarra gli tagliò il garretto, onde molto sangue gli scorreva, ed io mi sentivo morire pel timore: ma dipoi egli spiando l’avversario, che molto sicuro l’assale, gli dà un colpo nel petto, lo trapassa, e sel batte morto ai piedi.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





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