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      Ma anch’egli spossato dalla ferita, si sedè sul morto, e per poco non spirò l’anima. Io corsi, lo rizzai, lo consolai; e poi che fu dichiarato vincitore, me lo presi, e me lo portai a casa. Dopo lunga cura risanò, ed ora è in Scizia, ed ha sposata una mia sorella: ma è rimasto zoppo della ferita. Questo fatto, o Mnesippo, non è avvenuto tra i Maclui o in Alania, che si possa non crederlo per mancanza di testimoni: ma qui sono molti Amastriani, che ricordano dell’abbattimento di Sisinne.
      Per quinto ti conterò il fatto di Abauca, ed avrò finito. Andò una volta questo Abauca nella città dei Boristeniti, menando seco la moglie da lui molto amata, un bambino poppante, ed una fanciulletta di sette anni. Viaggiava con lui l’amico suo Gindane, il quale era ammalato d’una ferita toccata nel viaggio da certi ladri che li avevano assaliti, ed egli combattendo con essi ebbe trafitta una coscia, sicchè per il dolore non poteva reggersi in piedi. Una notte dormendo essi in una soffitta, scoppiò un grande incendio che chiuse ogni varco, e le fiamme circondavano tutta la casa. Svegliatosi Abauca, lascia i bambini che stridono, sviluppasi dalla moglie che lo teneva afferrato, e dicendole di salvarsi, prende in braccio l’amico, scende e salta fuori per un varco non ancora preso dal fuoco. La donna col bambino in collo lo seguiva, e si traeva dietro la fanciulla: ma essendo mezzo bruciata si lasciò cadere dalle braccia il bambino, e a pena trapassò le fiamme con la figliuoletta che per poco non morì anch’essa.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





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