Pagina (386/538)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Così dicendo fra me, entrai in casa.
      E in casa non trovai Ipparco, e neppure la moglie, ma Palestra che assisteva al focolare e ci apparecchiava la cena. Ed io subito cogliendo l’occasione: Con che grazia, le dissi, o bella Palestra, mescolando nella pignatta, torci e dimeni la groppa: a me si muove il lombo anche così per il solletico. Oh beato chi può intignere in cotesta pentola. — Ed ella che era una fanciulla molto ardita ed aggraziata: Fuggi, disse, o ragazzo, se hai giudizio e t’è cara la vita, chè vi è gran fuoco e fumo. Se pur vi toccherai, tu sarai scottato, e starai sempre vicino a me, e neppure un dio ti potrà sanare, chè la medicina l’ho io sola che t’ho scottato, ed è sì mirabile che ti accrescerà il dolore, ma un dolore così dolce, che neppure se ti piglieranno a sassate, fuggirai quel dolore dolce. Tu ridi? oh, io sono una cuoca feroce, io, e non so conciare solamente questo po’ di mangiare, ma un’altra gran bella cosa, l’uomo, e lo so sgozzare, scorticare, trinciare, e farne le viscere ed il cuore in guazzetto. — Sì, dici bene, risposi; chè da lontano e senza accostarmiti affatto m’hai non pure scottato, ma abbruciato tutto quanto: tu mi hai scagliato negli occhi un foco invisibile, che mi è sceso nei visceri, e me li strugge, senza ch’io t’abbia fatto alcun male. Deh, per gli Dei, risanami con quella tua medicina amara e dolce; io già son morto, pigliami e scortica, come vuoi tu. — A questo ella si fece una grande e piacevolissima risata, e fu mia: convenimmo che dopo di aver messo a dormire i padroni, verrebbe a corcarsi con me.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





Ipparco Palestra Palestra Fuggi