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      Postala dentro sovra un giaciglio, la esortano a star di buonanimo, e comandano alla vecchia di starle vicino a guardarla. La fanciulla non voleva niente mangiare nè bere, ma sempre piangeva e si strappava i capelli: onde io che stavo lì presso innanzi la mangiatoia piangevo anch’io con quella bella bambina. Intanto i ladri fuori nel cortile cenavano. Sul fare del giorno viene una loro veletta e dice che sulla strada sta per passare un forestiere che porta molte ricchezze. Essi così come si trovano, si levano, si armano, mettono il basto a me ed al cavallo, e tocca. Io poveretto che sapevo di andare a guerra e battaglia camminavo lento, e quei che avevano fretta mi picchiavano. Come giungemmo su la strada dove era per passare il forestiero, gli assassini si gettano su le carrozze, uccidono lui ed i servi, scelgono il meglio e lo caricano sul cavallo e su me, e le altre robe nascondono nel bosco lì vicino. Mentre ritornavamo così carichi, spigni, tira, picchia, io urto con l’unghia ad una pietra acuta, e mi fo una dolorosa ferita, sicchè zoppicai pel resto della via. E quei dicevano tra loro: Insomma dobbiamo dar mangiare a quest’asino, che ogni poco inciampica? Gettiamolo in un vallone questo malagurio. Sì, gettiamolo, disse un altro, e sarà in espiazione de’ peccati della nostra banda. — E me lo volevano fare lo scherzo; ma io che gli udii, mi messi a trottar su la ferita, come se la fosse d’un altro; chè il timor della morte non mi faceva più sentire il dolore. Entrati nell’alloggiamento, ci scaricano delle robe, le ripongono, e si mettono a desinare; quando poi fu notte andarono a pigliare le altre robe rimaste.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





Insomma