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      Ma quando fu notte avanzata venne un messo dal paese nella campagna e nella villa a dire che quella giovane di fresco sposata, quella che era stata in man dei ladri, e lo sposo, tuttedue verso la sera passeggiando soletti sul lido, erano stati presi da un gran cavallone, ed erano spariti, e così erano morti i disgraziati. A questa novella, come se morti i giovani non ci fosse più padrone in casa, risolvono di non più rimanere in servitù, e scopato quanto v’era dentro, spulezzano. Il buttero prese me, e fatto fardello di quanto potè arraffare, ne carica me e le giumente. Io affannava sotto quel carico d’un vero asino; ma non mi dispiacque l’accidente che mi liberò da quello sconcio taglio.
      Camminammo tutta la notte per vie difficili, continuammo il viaggio per altri tre giorni, e infine venimmo in una città della Macedonia, detta Berea, grande e popolosa. Quivi i nostri condottieri stabilirono di allogar sè e noi. Noi altri giumenti fummo messi all’incanto: e il banditore col suo vocione ci bandiva in mezzo la piazza. La gente si avvicina e vuol vedere, e ci aprivano la bocca, e dai denti riconoscevano gli anni: e chi comperò questo, e chi quello: io rimasi; e il banditore disse: Rimenate questo alla stalla: vedete che non trova padrone? Ma la mia mala fortuna che m’aveva strabalzato e straziato in tanti modi, fe’ capitare anche a me tal padrone, che non avrei mai voluto: era un bagascione, un vecchio, un di quei che portano la Dea Siria per i paesi e per le ville, e la fanno andar cercando la limosina.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





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