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      Ed il governatore: Dinne, rispose, il tuo nome e quello de’ tuoi genitori, e di altri tuoi congiunti, se n’hai, e della patria. Ed io: Mio padre, dissi....(116) io ho nome Lucio, e mio fratello Caio; il cognome e il soprannome abbiamo comuni: io sono scrittore di storie e di novelle, egli di elegie, ed è buon poeta: e la patria nostra è Patrasso di Acaia. Il governatore come udì questo, disse: Oh, tu se’ figliuolo di miei carissimi amici ed ospiti, che mi accolsero in casa loro e mi fecero onorati doni; e so di certo che tu non mentisci, essendo loro figliuolo. — E disceso del suo seggio mi abbraccia, mi dà molti baci, e mi mena a casa sua. In questo mezzo venne anche mio fratello, che mi portò danari e molte altre cose: ed intanto il governatore, innanzi a tutto il popolo mi liberò. Noi discesi al mare ci acconciammo d’una nave, e vi ponemmo le bagaglie.
      Ma io pensai bene di visitar quella donna che s’era innamorata di me quand’ero asino, dicendo fra me: debbo parerle più bello ora che son uomo. Ella mi accolse lietamente, compiaciuta, cred’io, della novità della cosa, e m’invitò a cenare e dormir seco. Io accettai: parendomi che farei una brutta scortesia, se io che fui amato asino, ora tornato uomo ributtassi e sprezzassi l’innamorata. Onde ceno con lei, e mi spargo di molto unguento, e m’inghirlando di quelle carissime rose che m’avevano rifatto uomo. Era già notte avanzata, e dovevamo coricarci: io mi levo; e credendo di fare una bella cosa, mi spoglio, e rimango tutto nudo, come se le dovessi piacere certamente di più in paragone dell’asino.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





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