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      Specialmente quand’odono un oracolo che dice: Chi passerà l’Ali, rovinerà grande impero; ma non indica quale, se il suo, o il nemico. Ed un altro: O diva Salamina, tu perderai i figliuoli delle donne. I Persiani, credo io, erano figliuoli delle donne quanto i Greci. E quand’odono i poeti cantare che noi facciamo l’amore, buschiamo ferite, andiam prigioni, diventiam servi, siamo cani e gatti tra noi, ed abbiamo mille noie e malanni, noi che ci teniamo beati ed immortali, che altro possono che giustamente deriderci, ed averci in conto di niente? Noi ci sdegniamo che alcuni uomini non in tutto sciocchi ci danno biasimo per queste cose, e ributtano la nostra provvidenza; eppure dovremmo star contenti che ci ha ancora chi ci offre sacrifizi, dopo tante corbellerie che noi facciamo. Ma dimmi, o Giove (giacchè siamo soli, nè in questa adunanza è alcun uomo, se non Ercole, Bacco, Ganimede ed Esculapio, già arrolati tra noi), dimmi la verità, se mai ti se’ tanto curato della terra, da ricercarvi quali sono i tristi, e quali i buoni: non puoi dirmelo. Se Teseo andando da Trezene in Atene non si fosse abbattuto a distruggere quei malfattori, quanto a te ed alla tua provvidenza vivrebbero ancora e scannerebbero i passeggieri e Scirone, e il Piegapini, e Cercione e gli altri. E se Euristeo, uomo giusto e provveduto, non si fosse intenerito a udire sventure in tanti luoghi, e non vi avesse mandato questo suo servitore forzuto e pronto alle fatiche; tu, o Giove, ti saresti curato poco dell’Idra, degli uccelli Stinfalidi, dei cavalli di Tracia, e degli sfraceli dei Centauri ubbriachi.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





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