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      In pace poi, tu essendo del popolo, vai agli squittini, e regni su i ricchi, i quali ti temono, ti riveriscono, ti carezzano con le strenne e i donativi. Essi si affannano per farti godere bagni, giuochi, spettacoli, e tutti gli altri piaceri: e tu inquisitore loro e censore, severo come un padrone, talvolta non fai loro neppur motto, e quando ti salta il grillo gli accoppi con una grandine di sassi, e ne confischi i beni. Tu non temi calunniatore, nè ladro che scalando o forando il muro ti rubi il tesoro; non hai fastidii di faccende, di conti, di esigenze; non t’accapigli con un birbone di castaldo, non ammattisci per tanti pensieri; ma come hai finito un paio di scarpe, ed avutone il prezzo di sette oboli, ti levi in sul tardi, vai al bagno se vuoi, ti comperi qualche sardella, o menole, o poche teste di cipolle, e sciali; spesso spicchi un canzoncino, e in questa buona povertà vivi come un filosofo. Però tu se’ sano, sei forte, ti ridi del freddo, la fatica t’ha indurito il corpo, e come robusto atleta tu atterri quei mali che agli altri paiono insuperabili. Malattie gravi non ti ponno, e se ti piglia qualche febbricciattola, tu ti guardi un po’, ma poi subito le dài addosso, e la scacci col digiuno, ed ella fuggesi impaurita vedendo che tu la tratti con acqua fresca e mandando mille cancheri ai medici. Ma quei ricchi sciagurati per la loro intemperanza quante malattie non hanno, e podagra, e tisi, e pulmonie, e idropisie? E tutte nascono da quelle cene sfoggiate. Onde essi, come Icaro levandosi troppo alto, ed avvicinandosi al sole, senza ricordarsi che han l’ali appiccate con la cera, talora fanno un gran tonfo a capo giù nel mare; ma quelli che come Dedalo non mirano troppo alto nè troppo lontano, vanno a fior d’acqua, e vi bagnano talvolta le ali cerate, quelli sogliono trasvolare sicuramente il mare.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





Icaro Dedalo