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      Ma per ora non è lecito punire nessuno, perchè, come sapete, sono le feste de’ quattro mesi,(133) ed io già ho annunziata la tregua sacra. Ma l’anno venturo, al cominciar di primavera ve li sfolgorerò tutti con questa terribil folgore.
      Sì disse il Saturnide, e confermolloAggrottando le nere sovracciglia.
      Per Menippo, soggiunse, io penso che sia spogliato dell’ali, affinchè non ci torni un’altra volta, e sia riposto da Mercurio sulla terra oggi stesso. Così detto, sciolse l’adunanza: e Mercurio, presomi per l’orecchio destro, iersera mi posò nel Ceramico. T’ho narrato tutto il mio viaggio celeste, o amico. Ora vo nel Pecile a contarlo ancora a quei filosofi che vi passeggiano.
     
      XLVI.
      L’ACCUSATO DI DUE ACCUSE,
      oI TRIBUNALI.
     
     
      Giove, Mercurio, la Giustizia, Pane, molti Ateniesi, l’Academia, la Stoa, Epicuro, la Virtù, la Mollezza, Diogene, la Rettorica, il Siro e il Dialogo.
     
      Giove. Vadano alla malora quanti filosofi dicono che la felicità sta solo con gli Dei. Se sapessero quanto sofferiamo noi per gli uomini, non ci crederebbon beati per cagione del nèttare e dell’ambrosia; e non darebbon fede a quel cieco e chiacchierone d’Omero che ci chiama beati, e discorre delle cose del cielo quando non poteva vedere neppur quelle della terra. Ecco qui, il Sole aggioga il cocchio, ed ogni giorno percorre il cielo, vestito di foco, e mandando raggi, senza aver tempo neppure di grattarsi l’orecchio, come dicesi: chè se un tantino si distraesse, i cavalli gli vincerebbon la mano, e sviando brucerebbono il mondo.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





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