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      Ma so ben io perchè egli si dispiace tanto: io non mi sto ad intisichire con lui cianciando d’inezie e di sottigliezze, se l’anima è immortale; quante staia di essenza pura ed inalterabile Dio, quando formò il mondo, versò nella gran coppa in cui impastò tutte le cose; e se la Rettorica è l’immagine d’una particella della politica, e la quarta parte dell’adulazione. Si piace di ragionare di queste corbellerie egli, come chi ha la rogna si piace di grattarsi. Questo gli sembra un gran pensare, e s’insuperbisce quando si dice che non tutti gli uomini possono vedere quelle sue idee che egli vede chiarissime. Questo vorrebbe da me, e va cercando quelle sue ali, e riguarda al cielo, e non si pon mente ai piedi. Per tutt’altro poi io non credo che si possa tenere offeso da me, se l’ho dispogliato del mantello greco, e l’ho vestito da barbaro, essendo anch’io barbaro. L’avrei offeso, se avessi fatto il contrario, se l’avessi spogliato del patrio vestimento. Mi son difeso come ho potuto: datemi i vostri suffragi come avete fatto testè.
      Mercurio. Cappita! n’hai dieci. Lo stesso di prima non l’ha dato il suo. Certamente egli ha per uso di condannar tutti, e di non cessar mai d’invidiare ai buoni. Ma voi andatevene con la buona fortuna: dimani giudicherem le altre cause.
     
     
      Correzioni apportate nell’edizione elettronica Manuzio:
     
      Sesta nota: Samorata, patria di Luciano = Samosata...
      Mercurio. Rítirati. = Mercurio. Ritirati.
     
     
      NOTE:
      (1) Questo scritto è difficile a tradursi bene, perchè si aggira sul significato delle parole usate dai Greci nei saluti, e che non rispondono bene alle italiane.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





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