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      Chè nessuno ardirebbe assaltare il ricco, vedendogli a fianco il parassito: nè il ricco potrebb’essere avvelenato, perchè chi oserebbe insidiarlo, se il parassita gli fa la credenza del mangiare e del bere? Onde il ricco, non pure è onorato, ma è salvato da gravi pericoli pel parassito. E così pel suo buon cuore il parassito affronta ogni pericolo, non lascerebbe mai il ricco mangiar solo, e vuole anche morire mangiando con lui.
      Tichiade. Mi pare che hai detto ogni cosa, o Simone, senza lasciar niente dell’arte tua: e non dire che non ci avevi pensato sopra, chè hai dovuto più che ripensarvi e meditare. Ma un’altra cosa voglio sapere, come questo nome della parassitica non sia vergognoso.
      Parassito. Vedi la risposta se ti pare buona, e tu fa’ di rispondere alla mia dimanda, come credi meglio. Dimmi un po’, che cosa chiamavano sito gli antichi?
      Tichiade. Il cibo.
      Parassito. E chi si procaccia il cibo fa bene?(11)
      Tichiade. Sì.
      Parassito. Dunque il parassito che si para il cibo, fa bene.
      Tichiade. Ma se lo procaccia a spese altrui, e questo pare vergogna.
      Parassito. Via, rispondimi un’altra volta. Che ti pare meglio, e, se te lo proponessero, tu che sceglieresti, camminare coi piedi tuoi o con gli altrui?
      Tichiade. Con gli altrui.
      Parassito. Lavorar con le mani tue, o con le mani altrui?
      Tichiade. Le altrui.
      Parassito. Imparare a spese proprie, o a spese altrui?
      Tichiade. A spese altrui.
      Parassito. Dunque ti deve parer meglio mangiare a spese altrui, che a spese proprie.
      Tichiade. Mi hai convinto: e da oggi innanzi io, come i fanciulli, verrò da te ogni mattina e dopo pranzo per imparare quest’arte: e tu me la devi insegnar volentieri, giacchè io sono il tuo primo discepolo, e dicesi che le madri vogliono più bene ai figliuoli primogeniti.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





Simone