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      Solone. A questo provvederai meglio tu, o Anacarsi: dove il discorso ti parrà farsi oscuro, o uscir del proposito, dimandami quel che vuoi, e il farai breve. Ma se io non dirò cose strane nè troppo lontane dal nostro scopo, non ci sarà male, credo, a distendermi alquanto: giacchè anche il senato dell’Areopago, che giudica delle cause criminali, ha questa usanza.(14) Quando sale sul colle di Marte, e siede per giudicare di omicidio, o di ferite premeditate, o d’incendio, alle due parti si concede parlare, e parlano prima l’accusatore, poi l’accusato, o da sè o per mezzo di oratori che montano su la pietra e parlano per loro. Finchè dicono cose pertinenti alla causa, il Senato li lascia dire, e li ascolta in silenzio; ma se taluno fa proemio per cattivarsi favore, o cerca destar compassione, o sdegno con argomenti estranei alla causa (come sogliono fare gli oratori per ingannare i giudici), esce un banditore, e subito li fa tacere, vietando il frascheggiare innanzi al senato, e il ravviluppar le cose nelle parole,(15) acciocchè gli areopagiti veggano nudo il fatto. Ora io ti fo areopagita, o Anacarsi: ascoltami come fa quel senato, e imponimi di tacere se mi vedrai rettoricare: ma finchè saran così pertinenti, lasciami distendere in parole. Non siamo più al sole, dove il lungo ragionare potría noiarti, ma a questa bell’ombra, e non abbiamo che fare.
      Anacarsi. Questa è tua cortesia, o Solone, ed io già ti ringrazio assai che per giunta al discorso mi hai ammaestrato di questa usanza dell’Areopago, veramente bella e degna di buoni senatori che giudicano secondo verità. Or dunque parla così: ed io, giacchè m’hai fatto areopagita, t’ascolterò come suole quel senato.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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