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      Per Giove! avranno essi un bel saettare e lanciare: le armi non vi trapasseranno i corpi, che avete invulnerabili come statue, abbronzati dal sole, e ben provveduti di sangue. Voi non siete nè paglia nè reste, voi, che cediate ai primi colpi; ma ci vuol tempo, e squarciarvi di ferite profonde per cavarvi appena un po’ di sangue. Questo l’hai detto tu stesso, se io ho bene inteso il tuo paragone. Ma forse allora voi vi vestite di quelle armature intere che usate nelle tragedie e nelle commedie: e quando uscite ad oste vi mettete in capo quelle barbute con la bocca squarciata, donde fate bau bau, e impaurite i nemici: e vi mettete quei gran calzari, leggerissimi se dovete fuggire, e se perseguitate il nemico con quattro buone gambate gli siete sopra. Oh, bada che coteste vostre arti non sieno uno scherzo, un giuoco, un divertimento di giovani oziosi che vogliono lo spasso. Se volete davvero esser liberi e felici vi conviene avere altri ginnasii, esercitarvi con le vere armi in mano, e non gareggiare tra voi in giuochi, ma coi nemici, e in mezzo ai pericoli mostrar pruove di valore. Lasciate stare la polvere e l’olio, ammaestrate i giovani a saettare e lanciottare, e non con lanciotti leggieri che sviano per vento, ma date loro la lancia pesante che riempie tutta la mano e fischia quando è vibrata; armateli di una bipenne nella destra mano, d’uno scudo nella sinistra, e di corazza, e d’elmo. Nello stato in cui siete ora, io credo che un qualche iddio vi voglia bene, e v’ha salvati finora: chè un branco d’uomini vi disperderebbe.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





Giove