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      Non è poi così sterile il regno di Plutone, nè abbiamo tanto a schifo l’asfodillo, da pitoccare il vitto da voi. Io vi giuro per Tisifone, che da gran tempo per le cose che voi fate e dite, io mi sarei sganasciato delle risa, se voi con fasce di lino e di lana non m’aveste così tutto imbavagliato.
      Dice, e l’ombra di morte lo ricopre.
      Ma per Giove! se il morto levando la testa e poggiandosi sovra un gomito parlasse così, non avrebbe tutta la ragione del mondo? Eppure gli sciocchi non si rimangono dai clamori, e mandano per uno che sa comporre canzoni funebri, e conosce tanti antichi casi di morte, e come costui intuona, essi cantano a coro.
      Sino alle lamentazioni quasi tutti i popoli hanno queste usanze sciocche: ma dipoi ciascuno a modo suo dà sepoltura ai morti: il Greco li brucia, il Persiano li sotterra, l’Indiano li unge di certa vernice lucida, lo Scita li mangia, l’Egiziano li sala. Io stesso ho veduto l’Egiziano dopo di aver disseccato il morto, invitarlo a bere e mangiar con lui; e spesso quando non ha danari, ei li cava dando in pegno il cadavere del padre o del fratello. I sepolcri, le piramidi, le colonne, le iscrizioni essendo di breve durata, non sono cose inutili e come balocchi di fanciulli? Ed alcuni hanno stabiliti anche giuochi nei quali si recitano orazioni funebri sovra le tombe, come se volesser fare da avvocati e da testimoni al morto presso i giudici di laggiù.
      Ultimo viene il banchetto nel quale convengono tutti i parenti, a consolare i genitori del morto e persuaderli a prendere alcun cibo; e questi non si fan molto pregare perchè son digiuni da tre giorni.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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