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      Queste cose sono necessarissime, e sole talvolta bastano. La veste sia fiorita, e bianca, sottilissimo lavoro tarantino, sicchè trasparisca la persona; la scarpetta ateniese, femminile, traforata, o un calzarino sicionio guernito di feltro bianco; e poi molti che ti faccian codazzo, e un libro sempre in mano. E di questo ti dèi compiutamente fornire: il resto, or che sei entrato in questa strada, vedi ed ascolta. Io ti spiego le regole, alle quali se tu ti attieni, la Rettorica ti riconoscerà ed accetterà per suo, e non ti ributterà e scaccerà via come profano e spiatore de’ suoi arcani. Il primo tuo pensiero dev’essere una bella figura, ed un leggiadro vestimento: poi scegliere una quindicina o una ventina al più di parole attiche, e imparatele bene a mente, aver sempre in punta alla lingua il checchè, il posciachè, il forsechè, il conciossiachè, il caro mio, e cotali altre, e condiscine ogni discorso come se fossero una dolcezza: e non pensare alle altre, se sono disparate da queste, estranie, e discordanti: la porpora sola sia bella e fiorita, e non importa che il mantello sia un pelliccione. Dipoi raccogli parole misteriose, e forestiere, e di rado usate dagli antichi, e scoccale tra gli ascoltatori; chè così la moltitudine ti rispetterà, ti terranno un uomo mirabile, e che sai molto più di loro, se dici, stregghiare invece di pulire, assolatiare il riscaldarsi al sole, gaggio il pegno, e l’alba il bruzzolo. Talvolta fa’ tu parole nuove e strane, e chiama chi sa ben dire il benedetto; un uomo sennato saggiomentato, un mimo manisavio.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





Rettorica