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      Nè vergognarti di un’altra cosa, che per un’altra tua virtù sei amato dagli uomini, tutto che con la barba, e calvo; anzi abbi teco alcuni a questo effetto: e se non l’hai, i servi bastano. Questo gioverà moltissimo alla Rettorica, perchè ti accrescerà la sfacciataggine e l’arroganza. Vedi come più ciarliere sono le donne, e garriscono più degli uomini? Se fai come esse, vincerai gli altri anche in questo. Ed altresì bisogna pelarti tutte le parti del corpo, e se non tutte, almeno quelle.... La bocca poi ti sia piacevolmente dischiusa a tutto, e la lingua ti serva non pure a parlare, ma a ciò che ella può fare. E può non solamente sgrammaticare, e barbareggiare, e chiacchierare, e spergiurare, e sparlare, e calunniare, e mentire, ma la notte fare un altro servigio, e specialmente se non puoi bastare a molti amadori. Tutto sappia fare, sia veramente feconda, e non ischifi nulla. Se queste cose, o giovanotto, imparerai bene (e puoi, chè non sono difficili) io ti prometto sicuramente che tu fra non molto riuscirai un ottimo retore, e come me, sputato. Del resto non ti debbo dire io quanti beni tosto ti verranno dalla Rettorica. Vedi me: io ero figliuolo di padre oscuro, e non schiettamente libero, che aveva servito più che rasoio e cesoie,(23) e di madre che faceva la sartora ad una cantonata; e benchè io non fossi per leggiadria un putto da scartare, da prima pure mi messi con un amadore misero ed avaro che mi dava il solo mangiare. Ma come vidi che questa via era facilissima, v’entrai, e tosto mi trovai in cima (perchè non lo dico per vanto, ma la provvisione che t’ho detta, io l’aveva tuttaquanta, e arroganza, e ignoranza, e impudenza), primamente non mi chiamai più Potino, ma mi messi uno de’ nomi de’ figliuoli di Giove e di Leda;(24) dipoi avendo presa dimestichezza con una vecchia, m’empiea la pancia in casa sua, facendo l’innamorato di una donna d’ottant’anni, che aveva soli quattro denti in bocca e legati con oro.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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