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      Tenta di assalirmi per ogni verso per vincermi, e diventa ora cane, ora toro, ora lione. Ma io scoccandogli una terribilissima maladizione, che pronunzio in egiziano, lo caccio con iscongiuri nell’angolo più scuro dello stanzone. Notai il luogo dove s’era sprofondato, e pel restante della notte dormii. Il dimani mentre tutti mi tenevano per ispacciato e credevano di trovarmi morto come gli altri, io esco inaspettato a tutti, e vado da Eubatide a dirgli che la casa era purificata, liberata da ogni paura, e potersi abitare. E conducendo lui stesso, e molti altri che per meraviglia ci seguivano, a quel luogo dove avevo veduto inabissarsi il demone, feci ivi scavare con zappe e picconi. Non s’andò giù un sei piedi, e fu trovato un antico cadavere, anzi uno scheletro, che noi cavammo di là e seppellimmo: e da allora in poi la casa non fu più infestata dagli spiriti.
      Come ebbe ciò detto Arignoto, che era un celebrato e spiritato sapiente, non ci fu uno della brigata che non mi desse del pazzo, perchè io non credevo a tali cose, e poi dette da un Arignoto. Ma io senza un rispetto a quella sua gran chioma e fama: e come, o Arignoto, gli dissi, anche tu sei uno che fai sperare la verità, e poi dài fumo ed ombra? tu avveri il proverbio: cerchiam tesoro, e troviam carboni.
      Or bene, rispose Arignoto, se tu non credi nè alle mie parole nè a Dinomaco, nè a Cleodemo, nè ad Eucrate stesso, via, dinne un uomo di maggiore autorità, che in questo dica contrario di noi.
      Ed io: Sì, per Giove, quel mirabil uomo di Democrito d’Abdera, il quale era così persuaso che non ci può esser nulla di tutto questo, che essendosi chiuso in un sepolcro fuori le porte della città per quivi attendere a scrivere e comporre notte e giorno; e alcuni giovanastri per fargli una beffa e una paura, vestiti di robe nere per sembrare morti e con maschere di teschi, essendogli andati intorno stranamente saltando e ballonzolando; egli senza turbarsi a quel che facevano, senza neppure guardarli, ma continuando a scrivere, disse: Basti ora lo scherzo.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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