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      Chi si è lavato può non ritornare per le stesse sale, ma uscire all’aria fresca per una via più breve, e passando per una stanza leggermente tiepida.
      Tutte queste stanze sono piene di luce e di giorno; di altezza conveniente, e di larghezza proporzionata alla lunghezza, e in ogni parte rifiorite dalle Grazie e da Venere. Quel che dice il gran Pindaro,
      All’opra cominciata
      Metter dobbiamo luminosa fronte,
      si potria dire di questo edifizio massime per il lume, lo splendore, e l’ingegnosa disposizione delle finestre. Chè questo savio Ippia fece che la sala dell’acqua fredda riguardasse a settentrione, e non la privò dell’aria di mezzogiorno; e le altre poi che han bisogno di molto tepore, le espose a Noto, ad Euro, e a Zeffiro. E che ti dirò delle palestre, e delle guardarobe comuni, donde si giunge presto alle stanze dei bagni, provvedendo così al comodo ed alla salubrità insieme? Nè si creda che io abbia preso a magnificare con parole una piccola opera; perocchè in cose comuni immaginare bellezze nuove io per me tengo che sia argomento di non poco sapere. E così è quest’opera che il nostro mirabile Ippia ci ha fatto vedere, la quale ha tutti i pregi che deve avere un bagno, utilità, comodità, eleganza, proporzione, è accomodata al luogo, solida, sicura; ed inoltre ornata con molto accorgimento, ha due cessi, molte uscite, e due orologi, uno ad acqua col muggito, un altro a sole. Vedere tutte queste cose, e non lodare convenevolmente quest’opera, mi pareva cosa d’uomo non pure di poco intelletto, ma ingrato, anzi invidioso: e però io, secondo mio potere, ho voluto ricambiare d’onorate parole l’opera, e l’artista che l’architettava.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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