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      Gl’Indiani ed i loro elefanti subito rivolgendosi, disordinatamente fuggirono, senza neppure aspettare di venire alle mani, e infine furono vinti e menati prigioni da quelli stessi che pocanzi avevano derisi, imparando col fatto che non dovevano di prima informazione disprezzare eserciti forestieri.
      Ma che c’entra qui questo Bacco? dirà taluno. C’entra, perchè mi pare (e per le Grazie, non credete che io vada in visibilio, o sia briaco se mi paragono agl’iddii) che come accadde a quegl’Indiani per quelle strane novelle, così accada a molti per i miei discorsi. Udendo dire che io recito satire, frottole e frasche di commedia, credono che così sia, per non so quale opinione che hanno di me: ed alcuni non ci vengono affatto, perchè non vale la pena di attendere a rombazzi di baccanti, e a cavriole di satiri, scendendo dai loro elefanti; ed altri che ci vengono per udire appunto qualcosa di queste, trovando invece di edera ferro, non s’attentano di lodare, turbati dalla novità della cosa. Ma io a costoro prometto francamente, che se anche ora come già un tempo vorranno spesso vedere la festa che io fo, e quei bravi bevitori d’una volta ricorderanno del sollazzo che avemmo insieme, e non torceranno il muso pe’ satiri e pei Sileni, ma beranno a sazietà di questa tazza; faranno il baccano anch’essi, e con noi grideranno l’evoè. Costoro adunque, essendo libero l’udire, facciano ciò che loro aggrada: io, giacchè siamo in India, voglio contarvi un’altra cosa di quei paesi, la quale non è estrania a Bacco nè al nostro proposito.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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