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      Conta la favola che una volta c’era una donna chiamata Mosca, assai bella, ma ciarliera, chiacchierina, e canterina, e rivale della Luna, che tutte e due erano innamorate d’Endimione. E poi perchè quando il garzone dormiva ella lo svegliava continuamente ruzzando, cantando, ballando, quei se ne sdegnò, e la Luna che l’odiava la mutò in mosca: e però essa ora rompe il sonno a tutti quei che dormono, ricordandosi ancora di Endimione, e specialmente ai più giovani e più delicati. E quel suo mordere, e quel suo desiderio di sangue non è ferocia, ma segno di amore che porta ai giovani, dei quali ella gode come può, e ne sfiora la bellezza. Fu ancora negli antichi tempi una donna di questo nome, poetessa, molto bella e savia. Ed un’altra cortigiana famosa in Atene, della quale il comico poeta diceva:
      Questa Mosca gli ha morso proprio il cuore.
      Così la comica leggiadria non isdegnò, e la scena non ributtò il nome della mosca: nè i genitori hanno a vergogna di chiamare così le loro figliuole. Anzi con grande lode la Tragedia ricorda della mosca in quei versi:
      Oh che brutta vergogna! Anche la mosca
      Con forte petto salta addosso all’uomo,
      Ghiotta di sangue; e voi uomini armati,
      Voi sbigottir delle nemiche lance!
      Avrei molte cose a dire di Mosca la Pitagorica, se la sua istoria non fosse nota a tutti. Ci sono ancora alcune mosche assai grandi, che alcuni chiamano soldatesche, ed altri canine: fanno un asprissimo ronzio, ed hanno un volo velocissimo; vivono lungamente, e durano tutto l’inverno senza cibo, standosi attaccate specialmente alle soffitte.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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