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      E però, o gioia, risparmia il danaro e serbalo a quest’uso per potere in casa e con tutta sicurezza fare e patire quelle cose. Chè a non fartele fare chi ti potria persuadere? La cagna avvezza a rodere i correggiuoli non si divezza mai. L’altra cosa è più facile, non comperare più libri. Sei bene ammaestrato, ti basti tanta sapienza; chè quasi al sommo delle labbra hai tutta l’antichità, conosci tutta la storia, tutti gli artifizi, e le bellezze, ed i vizi del parlare, e l’uso delle parole attiche; e con tanti libri sei divenuto una cima di sapiente, un fior di dottrina. Oh, voglio darti un po’ di soia anch’io, giacchè ti piace di essere soiato.
      Or io volentieri ti dimanderei: avendo tanti libri, quali specialmente tu leggi? quei di Platone? o di Antistene? o di Antiloco?(43) d’Ipponalte? o questi curi poco, ed hai per mano gli oratori? Dimmi, e leggi l’orazione di Eschine contro Timarco?(44) O pure tutti questi li sai, e li conosci uno per uno, ma Aristofane ed Eupoli t’entrano più in cuore? e leggesti tutto il dramma i Bapti?(45) E nessuna di quelle cose che lì sono ti colpì, nè arrossisti in te riconoscendole? Infatti la maggior maraviglia è questa: con quale animo tu tocchi i libri? con quali mani li svolgi? quando li leggi? Di giorno? ma nessuno ti ha veduto far questo: di notte? forse dopo la lunga durata di quelle tue sozzure? o prima di accendere i lumi, ed anche prima di sera? Oh, non aver più questo ardire: lascia i libri, e attendi solo al tuo sozzo mestiere. Benchè non dovresti più neppure a questo, ma temere di quelle parole della Fedra di Euripide, che sdegnasi contro le donne, e dice:


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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