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      E rimunerare non è lodare solamente una sala (chè questo forse conveniva a quel giovane isolano che tanto maravigliò a veder la casa di Menelao, e paragonò alle bellezze del cielo l’avorio e l’oro di essa, perchè in terra non aveva veduto nient’altro così bello), ma tenere in essa un ragionamento, e raccoltevi elette persone recitarvi una diceria, questo sarà lodarla in parte ed onorarla. Cosa piacevolissima, a creder mio, è la più bella delle sale aperta per accogliere un discorso; ed essendo piena di lodi e di plausi, dolcemente echeggia come l’eco degli antri, segue il discorso, prolunga la voce, fermasi sovra le ultime parole, anzi come attento uditore va ripetendo i detti, e loda il dicitore, facendone imitazione non punto sgradevole; nella stessa guisa che ai canti de’ pastori risuonano le balze, contro cui batte la voce e si ripercuote, e gl’ignoranti credono che ai canti ed ai gridi risponda una donzella abitante in mezzo le rupi e parlante di sotto le pietre. Per me credo che con la magnificenza di una sala si sollevi la mente del dicitore, e si ecciti a parlare, come se lo spettacolo stesso la ispirasse: perocchè appena che l’anima riceve per gli occhi una bellezza, subito secondo questa ella si compone e parla. Crederemo che ad Achille la vista delle armi accresceva l’ira contro i Frigi, e quando se le provava indosso si eccitava e desiderava la battaglia: ed il desiderio del dire non crescerà per la bellezza de’ luoghi? A Socrate bastava un platano fronzuto, erba fiorita, ed una chiara fonte, poco lungi dall’Ilisso; e quivi seduto ironeggiava con Fedro di Mirrina, disputava con Lisia figliuolo di Cefalo, e chiamava le Muse, e credeva che dovessero venire in quella solitudine ad aiutarlo in quei ragionamenti d’amore; e benchè vecchio non si vergognò d’invocar quelle vergini ad intervenire in ragionamenti intorno all’amor de’ garzoni: ed in questo luogo così bello non crederemo noi che esse anche non chiamate verranno?


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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