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      Dipoi è un dio leggiadro, ed un vago garzonetto; uno scherzo amoroso. Branco seduto sovra un’alta pietra, tiene fra le mani una lepre, e scherza con un cane, il quale pare che salti verso di lui su quell’alto: vicino è Apollo che sorride, e si compiace dello scherzo del fanciullo, e degli sforzi del cane. Appresso a queste pitture è un’altra impresa di Perseo, che fu prima di quella della balena; Medusa cui è troncato il capo, e Minerva che difende Perseo: il quale ha già compiuta questa impresa, ma non ha guardato mai in altro che nell’immagine della Gorgone su lo scudo, perchè sapeva la pena di vederla viva. Nella parete di mezzo dirimpetto la porta in alto è un tempietto di Minerva: la dea è di bianco marmo, di aspetto non guerresco, ma quale sarebbe questa dea guerriera che apportasse pace. Dopo di questa un’altra Minerva, non di marmo, ma dipinta; Vulcano innamorato la insegue, ella fugge, e di questo inseguimento nasce Erittonio. A questa segue un’altra pittura di antica istoria. Orione cieco porta su le spalle Cedalione, il quale così lo guida per la via
      che mena alla luce: il Sole apparisce, e risana lo storpio, e Vulcano da Lenno riguarda il fatto.(66) Indi è Ulisse quando fece il pazzo per non andare alla guerra con gli Atridi: gli stanno innanzi i messi venuti a chiamarlo. Tutto fa credere la sua finzione, il giogo, la coppia dispaiata, l’ignoranza di ciò che ei fa; ma si scopre pel bambino. Chè quel furbo di Palamede di Nauplio, accortosi di che si tratta, piglia Telemaco, e minaccia di ucciderlo tenendo la spada nuda in mano, e col finto pazzo ei si finge furioso.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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