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      Democrito di Abdera venuto a cento e quattro anni si astenne dal cibo, e morì. Zenofilo il musico, valente nella filosofia di Pitagora, come dice Aristosseno, visse oltre centocinque anni in Atene. Solone, Talete, e Pittaco, che sono tra i sette chiamati savi, vissero ciascuno cento anni. E Zenone, capo della filosofia stoica, novantotto: del quale si racconta che nell’entrare in parlamento essendo caduto per un inciampo, disse: A che mi chiami? e tornato a casa si astenne dal cibo, e si morì. Cleante discepolo e successore di Zenone, avendo novantanove anni, gli nacque un enfiato sul labbro, e deliberossi per non sofferirlo di morire d’inedia; ma essendogli venute lettere da alcuni amici, riprese cibo, fece quello che gli amici volevano, e di nuovo astenendosi da ogni nutrimento, lasciò la vita. Senofane, figliuolo di Dessino, e discepolo di Archelao il fisico, visse novantun’anno. Senocrate, che fu discepolo di Platone, ottantaquattro. Carneade, il capo della nuova Academia, ottantacinque. Crisippo ottantuno. Diogene di Seleucia sul Tigri, filosofo stoico, ottantotto. Posidonio d’Apamea in Siria, e cittadino di Rodi, filosofo ed istorico insieme, ottantaquattro: e Critolao il peripatetico, oltre gli ottantadue. Il divino Platone ottantuno. Atenodoro figliuolo di Sandone, di Tarso, stoico, il quale fu maestro del divo Cesare Augusto, e ne ottenne che la città di Tarso fosse alleviata di tributi, dopo ottantadue anni di vita si morì nella sua patria; ed il popolo di Tarso ogni anno gli rende onori come ad un eroe.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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