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      Correzioni apportate nell’edizione elettronica Manuzio:
      giunga all’ulma e piena vecchiezza = giunga all’ultima e piena vecchiezzaFereeide il Siro = Ferecide il Siro
     
     
      LXII.
      ENCOMIO DELLA PATRIA.
     
      Che niente sia più dolce della patria, è proverbio già trito. E se niente è più dolce; v’è forse altra cosa più veneranda e più sacra? Eppure quante cose gli uomini tengono per venerande e sacre, di esse è cagione e maestra la patria che ci generò, ci nutrì, ci educò. Sicchè una città per grandezza, splendidezze, e ricchezza di edifizi ammirano molti, ma la patria amano tutti; e nessuno si lascia tanto ingannare dal piacere di vedere il mondo, che per maraviglie vedute in altri paesi ei dimentichi la patria. Quegli adunque che si gloria di essere cittadino d’una città felice, parmi che non sappia quale onore si deve alla patria: e dimostra chiaro come ei si dispiacerebbe se la sorte gliene avesse data una più modesta. Per me è dolce onorare anche il nome della patria. Quando si vuol far paragone di città tra loro conviene esaminare grandezza, bellezza, abbondanza di grasce e di merci; ma quando si tratta di scelta di città, nessuno eleggerebbe una più splendida lasciando la patria: bramerà sì che la patria sia come le altre città fortunate, ma la preferirà qualunque ella sia. Così fanno i figliuoli discreti, ed i buoni padri. Un buono e bravo giovane non onorerà un altro più di suo padre; e un padre non trascurerà il figliuolo ed amerà un’altro giovane: anzi i padri si lasciano tanto vincere dall’affetto pe’ loro figliuoli, che i più belli, i più grandi, i più adorni di virtù sembrano ad essi i figliuoli loro.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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