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      Via, non bisogna andar troppo in collera, nè ti crucciar con la Gorgona: chè neppure la Preziosa si crucciò teco per colui, ed ora siete amiche voi. Ma io mi maraviglio d’una cosa, che ha trovato di bello in lei questo soldato, salvo se non è cieco in tutto, da non vedere che ella ha pochi capelli in capo che le fanno comparir tanto di fronte, e le labbra livide come d’una morta, e poi quel collo sottile con le vene sporte in fuori, e il naso lungo. Una cosa ha, che ella è alta e diritta, e quando ride t’attrae.
      Glicera. Oh, e credi, o Taide, che l’Acarnano se n’è innamorato per la bellezza? Non rammenti che quella strega della Crisaria sua madre sa certe canzoni tessale, e fa scendere anche la Luna in terra? Dicono pure che ella voli la notte. Ella lo ha fatto impazzire dandogli qualche beveraggio amoroso: ed ora te lo pelano.
      Taide. Ed anche tu pelane un altro, o Glicerina; e lascia alla malora costui.
     
     
     
      2.
      Mirtina, Panfilo e Moride.
     
      Mirtina. Tu sposi, o Panfilo, la figliuola di padron Filone, anzi dicono che l’hai già sposata: e i giuramenti che mi facevi, e le lagrime, in un momento tutto è ito, e già ti se’ dimenticato di Mirtina. E mi fai questo mentre io son gravida d’otto mesi. Ecco il frutto che ho cavato dall’amor tuo, che m’hai fatta questa pancia, e tra poco dovrò allevare un figliuolo, cosa gravissima per una cortigiana. No, io non esporrò il mio parto, specialmente se è maschio, ma gli metterò nome Panfilo, e me lo terrò per consolarmi di questa passione; ed esso dovrà un giorno venire a rinfacciarti che tu fosti infedele alla madre sua sventurata.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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