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      E poi sai che mal bottone mi gettò Taide? Disse così: Chi non si vergogna di aver le gambe sottili esca in mezzo a ballare. Che posso dirti, o mamma? Mi levai, e ballai. Che doveva fare? Tenermelo, per mostrar vero il frizzo, e lasciar Taide regina del banchetto?
      La Madre. Troppa furia, o figliuola: non ci dovevi badare. Ma dimmi che fu dipoi.
      Filinna. Tutti gli altri mi lodavano, e Difilo solo sdraiato così alla supina guardava la soffitta; finchè stanca cessai.
      La Madre. Ed è vero che baciasti Lampria, ed andasti ad abbracciarlo? Tu taci? Questo poi non è perdonabile.
      Filinna. I’ volevo rendere il dispetto a lui.
      La Madre. E poi neppure corcarti con lui, e cantare mentr’egli piangeva? E non capisci, o figliuola, che noi siamo povere? e non ricordi quanto bene abbiamo ricevuto da lui, e come avremmo passato questo inverno, se Venere non ci avesse mandato questo aiuto?
      Filinna. E che? debbo tenermi per ciò gl’insulti suoi?
      La Madre. Sdégnati sì, ma non fargli altri insulti. Tu non sai che gli amanti insultati cessano, e rientrano in sè stessi? Tu se’ troppo acerba con lui sempre: bada, che chi troppo la tira la spezza.
     
     
     
      4.
      Melissa e Bacchide.
     
      Melissa. Se conosci, o Bacchide, qualche vecchia di queste Tessale, che sanno affatturare e legar gl’innamorati, e fare amare anche la donna più odiata, fammi il favore di condurmela qui. Io darei volentieri tutte le robe mie e quest’oro, s’io pur vedessi un’altra volta tornato a me Carino, e odiar Simmiche, come ora odia me.
      Bacchide. Oh, che mi dici, o Melissa?


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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