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      Oh, ma egli ha minacciato di dire ogni cosa al padre di Clinia.
      Rondinella. Bisogna, o Rugiadosa, imboccar Dromone.
      Rugiadosa, I’ l’ho imboccato; ma senza di questo egli è mio, chè anche egli è cotto della Nebrida.
      Rondinella. E non dubitare, chè tutto anderà bene. Io ho fatto un pensiero, di scrivere sul muro del Ceramico, dove Architele suol passeggiare, Aristeneto contamina Clinia. Così aiuteremo un po’ l’accusa di Dromone.
      Rugiadosa. Ma come scriverai senza farti vedere?
      Rondinella. Di notte, o Rugiadosa, pigliando un carbone a caso.
      Rugiadosa. Bene, o Rondinella: aiutami anche tu a combattere quel tristaccio d’Aristeneto.
     
     
     
      11.
      Trifena e Carmide.
     
      Trifena. Chi mai si prende una cortigiana, le dà cinque dramme, e si corica volgendole le spalle, piangendo e sospirando? Non hai bevuto, non hai voluto toccar briciola di cibo, t’ho veduto versar lagrime durante tutta la cena: ed ora non cessi di guaiolare come un fanciullo. E perchè fai questo, o Carmide? Va, dimmelo: chè almeno passerò così la nottata, vegliando con te.
      Carmide. L’amore mi uccide, o Trifena; e non posso più sopportarne le smanie.
      Trifena. Che non ami me, si vede; perchè avendomi in poter tuo non mi curi, e mi scacci che ti voglio abbracciare, anzi hai fatto qui in mezzo a noi come un muro con la coltre, temendo ch’io non ti tocchi. Ma chi è ella, dimmela. Forse i’ ti potrei aiutare in cotesto amore, chè so come si hanno a menare simili faccende.
      Carmide. Tu la sai certamente, ed ella te: ella è cortigiana conosciuta.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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