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      Voglio, diceva, fare un gran bene agli uomini, mostrando loro come si dee sprezzare la morte: tutti gli uomini debbono essere Filotteti per me. Certi sciocchi piangevano e gli gridavano: Vivi per la Grecia: ma certi altri che erano più uomini, gli gridavano: Compi la promessa. A queste parole il vecchio si smarrì tutto; sperava che tutti gli avrebbero fatto forza, ritrattolo dal fuoco, e fattolo vivere contro sua voglia: ma quel compi la promessa, così inaspettato, lo sconturbò, gli fece più pallida quella sua faccia di morto: onde gli venne un tremore, e dovè finire il discorso. Io, tu puoi immaginare come io ridevo; chè non mi pareva degno di pietà un uomo che fu il più vanitoso di quanti mai andarono in frega per amor della gloria. Pure egli era accompagnato da molti, e andava tronfio, e riguardando la moltitudine che lo ammirava, e non sapeva lo sciagurato che quelli che son menati alla croce per mano del boia sono seguiti da folla più grande.
      Finirono i giuochi, che riuscirono i più belli di quanti ne ho veduti in Olimpia, e li ho veduti tre volte: e non trovando vetture per il gran numero di persone che erano partite, mio malgrado mi rimasi. Egli, che aveva sempre differito, disse infine che quella notte si brucerebbe: Uno de’ miei amici venne a tormi di casa verso mezza notte: io mi levai, e ci avviammo ad Arpina, dov’era la pira. Son quasi venti stadii da Olimpia, prendendo la via dell’ippodromo verso oriente. Tosto giunti, trovammo la catasta già costruita in una fossa profonda un braccio, e fatta di legne resinose e di sarmenti per bruciare più presto.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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