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      Tu non avrai a lagnarti di noi, se essi vorranno essere costumati.
     
     
     
      Correzioni apportate nell’edizione elettronica Manuzio:
      e sprecar tanto fiato. ei fa sempre il sordo = ...Ei fa sempre il sordoda dio che egli e = da dio che egli è
     
     
     
      LXX.
      IL BANCHETTO,
      OI LAPITI.
     
     
      Filone e Licino.
     
      Filone. Mi dicono che vi siete ben divertiti ieri, o Licino, al convito d’Aristeneto, che certi filosofi sciorinarono molti ragionamenti su i quali vennero a contesa grande, e, se Carino non ha mentito, giunsero sino alle ferite, e terminò col sangue il banchetto.
      Licinio. E da chi, o Filone, l’ha saputo Carino, se egli non cenò con noi?
      Filone. Dice di averlo udito dal medico Dionico: e credo che Dionico era dei convitati.
      Licinio. Sì, era: sebbene non al principio e non vide tutto; ma giunse tardi quasi nel mezzo del tafferuglio, poco prima delle botte. Onde non so se ha potuto contar bene tutto il fatto, non essendo egli stato presente quando nacque la contesa che finì col sangue.
      Filone. E Carino m’ha consigliato di venire da te, o Licino, per sapere il vero e ogni cosa per filo come è andata. Dionico stesso gli ha detto di non essere stato presente a tutto, ma che tu sai bene il fatto, e ti ricordi anche i discorsi, ai quali stai sempre con le orecchie tese, e non te ne scappa un ette. Tu dunque non puoi fare di non convitare anche me a cotesto piacevole convito, dove io scialerei, perchè restando digiuni e in pace, e senza sangue e fuori le botte, noi farem veramente un banchetto a veder vecchi ubbriachi bisticciarsi a tavola, o giovani riscaldati dal vino dire e fare indecenze.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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