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      Ci viene anch’egli a vederli, ma ella facendosi innanzi lo allontana, e con molte preghiere ne lo fa andare.
      Ma le processioni più grandi sono quelle che vanno al mare: di queste non posso dire niente di certo, chè io non v’andai, nè volli tentare quel viaggio: ma quel che fanno al ritorno io l’ho veduto, e lo racconterò. Ciascuno porta una brocca piena d’acqua, e suggellata con cera: e non l’aprono essi, e poi la versano; ma v’è un gallo sacro(115) che abita presso al lago, e che come gli presentano le brocche, ne osserva i suggelli, e ricevuta una mercede, scioglie la legatura, e manda via la cera: e molte belle mine per questa operazione raccoglie il gallo. Indi entrati nel tempio, versano quell’acqua a poco a poco, e fatto un sacrifizio, vanno via.
      Di tutte le feste che ho vedute, la maggiore è quella che si celebra al cominciar di primavera: alcuni la chiamano il falò, altri la pira. Il sacrifizio che fanno è questo. Grandi alberi recisi piantano nell’atrio, dipoi menandovi capre, pecore ed altro bestiame, li appendono vivi agli alberi: e vi aggiungono uccellame, e vesti, e arnesi d’oro e d’argento. Poichè tutto è compiuto, girando processionalmente con le statue intorno agli alberi, accendono il falò, e subito bruciasi ogni cosa. A questa festa viene gran gente da tutta la Siria, e quasi da tutti i paesi del mondo; e ciascuno porta in processione i suoi dii, e quelle immagini che li rappresentano.
      Nei giorni solenni la moltitudine si raduna nel tempio. Molti Galli, e gli uomini che dissi addetti al culto sacro, celebrano le orgie, s’intaccano le braccia, si percuotono l’un l’altro il dorso, mentre parecchi altri suonano flauti, picchiano timpani, cantano sacre ed ispirate canzoni.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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