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      Mi calunnii, rispose: son tutti e due grandi, ed io non farei differenza tra loro, sebbene io sono più portato per Omero.
      Licino. Bene: e non vuoi che io per Demostene? Ma giacchè tu non disprezzi il discorso per l’argomento; egli è chiaro che tu pregi solamente l’opera del poeta, e tieni per nulla quella dell’oratore, come cavaliere che guarda e passa innanzi ai fanti.
      Tersagora. Non sarei sì pazzo, no; benchè una buona dose di pazzia abbisogni a chi va alle porte della poesia.
      Licino. Bisogna anche ai prosatori un certo estro, se non vogliono parere meschini ed inetti.
      Tersagora. So questo: e spesso mi piace di mettere a paragone gli altri oratori e Demostene con Omero, per la forza, per la acerbità, per l’entusiasmo. Così, per esempio, quel Briaco marcio,(118) e quegli ebbri ed osceni dimenamenti di Filippo;(119) quel verso, Ottimo auspicio e solo È il morir per la patria(120) e quelle parole, I forti uomini debbono mettersi alle belle imprese con animo confidente:(121) quell’altro verso:
      Oh che dolor ne sentirebbe il vecchio
      Peleo di cocchi agitator:(122)
      e quelle altre parole, Quanto mai gemerebbero quei forti che per la gloria e la libertà morirono.(123) Io paragono il risonante fiume di Pitone,(124) e le parole di Ulisse come nevi invernali;(125) quel verso:
      Se mai senza vecchiezza e senza morte
      Ci fosse dato il vivere,(126)
      e quella sentenza, Tutti gli uomini hanno a finire con la morte, ancorchè uno si tenga serrato in una stia.(127) E in mille altri luoghi si scontrano i pensieri.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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